Nel 2023 l’attività economica umbra ha rallentato. In un contesto sempre più incerto, vi ha influito la debolezza della domanda interna ed estera e il marcato incremento del costo dei finanziamenti. E’ quanto emerge dal report annuale ‘L’economia dell’Umbria’ della Banca d’Italia. Segnalati in frenata i consumi delle famiglie e cala la spesa privata per investimenti; quella pubblica è stata invece sostenuta dall’avvio dei lavori legati al PNRR. Le esportazioni sono diminuite dello 0,6 per cento in termini reali, soprattutto a causa della dinamica del settore dei metalli; meccanica e abbigliamento hanno invece continuato a fornire un contributo positivo.
L’espansione dell’edilizia è proseguita grazie dell’accelerazione nella realizzazione delle opere pubbliche e, nell’ultima parte dell’anno, dei lavori di riqualificazione delle abitazioni in vista della riduzione degli incentivi fiscali. Nei servizi l’attività ha rallentato; il settore continua a essere sostenuto dal turismo che ha registrato nuovi massimi storici di arrivi e presenze. Nonostante l’aumento della spesa per interessi, le condizioni economiche del sistema produttivo sono migliorate; la quota di aziende in utile ha raggiunto un nuovo massimo.
L’occupazione ha ripreso a crescere grazie all’aumento dei dipendenti a tempo indeterminato; il tasso di partecipazione ha raggiunto un valore elevato nel confronto storico. Le aziende segnalano tuttavia elevate e crescenti difficoltà nel reperimento di manodopera. Sulle prospettive dell’occupazione e, più in generale, dell’economia regionale grava anche la negativa dinamica demografica in atto da circa un decennio, unita al progressivo invecchiamento della popolazione.
Nonostante le favorevoli condizioni del mercato del lavoro, nel 2023 i consumi delle famiglie sono cresciuti a ritmi inferiori rispetto al biennio precedente; il reddito disponibile si è ridotto per effetto dell’inflazione. Le compravendite di abitazioni sono diminuite, anche a causa della maggiore onerosità dei mutui; gli acquisti di beni durevoli sono invece tornati ad aumentare. E anche i finanziamenti a famiglie e imprese si sono contratti, per la flessione della domanda e l’inasprimento delle condizioni; la qualità del credito è rimasta buona. La spesa corrente degli enti territoriali umbri è cresciuta in misura meno intensa che in Italia, in particolare per la flessione di quella per il personale, non rilevata nel resto del Paese. La dotazione di personale per abitante della sanità pubblica regionale, infine, è molto più elevata della media nazionale; in prospettiva, l’uscita per pensionamento di un numero crescente di addetti rappresenta tuttavia una criticità.
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