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L’Italia è ancora lontana dal raggiungere il 2% di spesa militare rispetto al Pil. Ecco le stime nell’ultimo documento della Nato sulla Difesa

A quanto ammonta la spesa militare dei Paesi Nato? Gli ultimi aggiornamenti sono stati resi noti dalla stessa Alleanza atlantica in un rapporto coinciso con l’incontro del segretario generale Jesn Stoltenberg con il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca.

RAPPORTO NATO: 23 ALLEATI NEL 2024 OLTRE IL 2% IN DIFESA

Nel 2024 la Nato stima che 23 alleati raggiungeranno il 2% del Pil in Difesa, confermando il netto aumento della spesa militare tra i Paesi europei. Stando al rapporto, chi resta ancora sotto la soglia del 2% sono solo otto Paesi: ovvero Croazia (1,81%), Portogallo (1,55%), Italia (1,49%), Canada (1,37%), Belgio (1,30%), Lussemburgo (1,29%), Slovenia (1,29%) e Spagna (1,28%).

“Quest’anno la spesa per la difesa degli alleati europei e del Canada è aumentata del 18%, il maggiore incremento degli ultimi decenni”, nota il documento. “Negli ultimi quattro anni il numero di alleati che hanno colpito l’obiettivo è più che raddoppiato”.

STOLTENBERG, GLI EUROPEI HANNO INTENSIFICATO GLI SFORZI DELLA NATO

Il rapporto della Nato “dimostra che gli alleati europei e il Canada stanno davvero intensificando lo sforzo e assumendo la loro parte di responsabilità comune nel proteggere tutti noi all’interno della Nato” ha sottolineato il segretario generale dell’Alleanza nello Studio Ovale a Washington. Jens Stoltenberg ha ringraziato il presidente americano “per la forte leadership sull’Ucraina” e “si è congratulato per l’accordo sulla sicurezza bilaterale” che ha siglato con Volodymyr Zelensky.

BERLINO NEL 2024 PER LA PRIMA VOLTA SUPERA QUOTA 2% DEL PIL IN DIFESA

La Germania, nel 2024, supererà la quota del 2% del Pil investito nella difesa. Con spese nel settore per 90,6 miliardi di euro, si raggiunge una cifra record che corrisponde al 2,12% del prodotto interno lordo. È la prima volta che la Repubblica federale raggiunge (e oltrepassa) la soglia decisa dalla Nato nel 2014. Una svolta che avviene a due anni dall’inizio della guerra russa in Ucraina, e che viene è effetto della nuova politica della difesa e della sicurezza annunciata già nel febbraio del 2022 dal cancelliere Olaf Scholz.

E L’ITALIA? SPESA IN DIFESA IN CRESCITA MA ANCORA LONTANA DAL 2% DEL PIL

Per l’Italia, come evidenziato, la quota delle spese per il settore Difesa per il 2024 è stimata sull’1,49%, pari a 31,957 miliardi di euro. In crescita di oltre 600 milioni di euro rispetto allo scorso anno.

Ecco le spese in Difesa del nostro Paese dal 2014 ad oggi secondo il rapporto Nato:

Come ricordava un approfondimento di Pagella Politica, la spesa del Ministero della Difesa è suddivisa in tre missioni. La principale è la “difesa e sicurezza del territorio” (che copre circa il 93% delle spese totali in materia); la seconda è lo “sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”; la terza missione riguarda i “servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche”.

Oltre al Ministero della Difesa, una parte delle spese per il settore della difesa sono coperte da altri ministeri. Sommando le voci di spesa finanziate dai tre ministeri, si arriva così – secondo le stime del rapporto Nato – a una spesa totale per il settore della Difesa come detto oltre 31,9 miliardi di euro.

LA SPESA MILITARE DELL’ITALIA NON E’ CRESCIUTA A RITMI COSTANTI

Come precisato dallo stesso Rapporto e dal Servizio studi della Camera dei deputati, i dati della Nato non sono direttamente paragonabili a quelli rilevati a livello nazionale ed europeo. Le fonti utilizzate dalla Nato sono i dati inviati dai Ministeri della Difesa di ciascuno Stato membro, ma anche le informazioni rese disponibili dal Direttorato generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).

Negli ultimi dieci anni la spesa militare dell’Italia non è cresciuta a ritmi costanti. “Il picco – ricorda sempre Pagella Politica – è stato raggiunto nel 2020, quando alla difesa è stato destinato un finanziamento pari all’1,59 per cento del Pil. Più che a un aumento delle spese militari, però, la crescita di quell’anno era dovuta soprattutto al crollo del Pil nazionale (-9 per cento). Il punto più basso risale invece al 2015, quando il rapporto tra spese in difesa e Pil era dell’1,07 per cento”.

CROSETTO: “SCORPORARE LA SPESA IN DIFESA DAL PATTO DI STABILITA’”

In un’intervista a La Verità, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha commentato le parole del segretario della Nato Stoltenberg che ha parlato di un piano di aiuti militari per Kiev da 40 miliardi l’anno a cui l’Italia ha detto di no. «Mi sono limitato a dire la verità – ha spiegato Crosetto -: è un impegno che l’Italia non è in grado di rispettare, oggi. Per noi è già difficile portare le spese per la difesa al 2% del Pil. Tutti i governi prima del nostro, e anche di colore politico molto diverso dal nostro, si sono impegnati a raggiungere quell’obiettivo. Io invece preferisco ammettere onestamente che ci sono delle difficoltà, perché i parametri europei rendono impossibile un aumento di spesa senza tagliare comparti altrettanto importanti, come la sanità o la scuola».

«(…) Sono reduce dal Consiglio atlantico dei ministri della difesa – ha concluso il ministro -: c’erano Paesi che parlavano di impiegare il 4, il 6 o addirittura il 9% del Pil». (…) «Tutti concordiamo nel ritenere che la difesa sia il presupposto della sicurezza e che senza sicurezza non esiste né democrazia né economia. Il tema è come trovare le risorse senza smantellare il welfare. La mia proposta è sempre la stessa: scorporare le spese della difesa, in questi anni straordinari, dai calcoli del patto di stabilità. Purtroppo che questa cosa si faccia davvero, non dipende da me».

Qui il rapporto Nato sulle spese militari

Leggi anche: Cosa sono e quali sono i top jobs dell’Ue

 

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