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Viene presentato oggi a Milano il rapporto annuale “L’economia della Lombardia”.

Il quadro macroeconomico e la congiuntura

Nel 2023 si è conclusa la fase di forte espansione dell’economia seguita alla crisi pandemica. Secondo le nostre stime, il prodotto della Lombardia è cresciuto dell’1,2 per cento, un valore più elevato rispetto alla media nazionale (0,9 per cento). L’andamento delle componenti di fondo dell’economia regionale, colto dall’indicatore coincidente Regiocoin-Lombardia, mostra che il rallentamento è iniziato nell’ultimo trimestre del 2022 ed è proseguito fino al primo trimestre del 2024.

L’inflazione è diminuita all’1,0 per cento nel marzo scorso, dall’11,0 per cento della fine del 2022; il rallentamento della dinamica dei prezzi ha riflesso soprattutto il calo delle componenti legate all’abitazione e alle utenze, che incorporano anche l’andamento dei costi dell’energia.

La produzione industriale ha ristagnato e il fatturato delle imprese è diminuito. Le esportazioni, valutate a prezzi costanti, sono calate, seppure in misura contenuta e meno della domanda potenziale. Si sono ridimensionate le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e prodotti intermedi che avevano caratterizzato il precedente biennio. La crisi nel Mar Rosso ancora in corso ha però allungato i tempi di consegna dei beni scambiati sui mercati internazionali che utilizzano questa tratta.

Nelle costruzioni l’attività ha continuato a espandersi, ancora sostenuta dagli incentivi per gli interventi di efficientamento energetico e dalle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il mercato immobiliare ha subito invece una battuta d’arresto, con una forte diminuzione delle compravendite, su cui ha inciso l’aumento del costo dei mutui, e un rallentamento delle quotazioni.

Nei servizi privati non finanziari, il fatturato ha continuato a crescere, in particolar modo nelle attività dell’alloggio e della ristorazione che hanno beneficiato del buon andamento del turismo, soprattutto dall’estero.

Nel 2023 i profitti delle imprese sono rimasti elevati. A fronte del rialzo dei tassi di interesse, le aziende hanno ridotto l’indebitamento verso le banche e utilizzato parte delle riserve liquide accumulate durante la pandemia per finanziare l’attività corrente e gli investimenti. Le grandi imprese hanno continuato a raccogliere fondi sul mercato obbligazionario. Le aziende hanno fatto fronte all’indebolimento del quadro congiunturale e al rialzo dei tassi di interesse partendo da una situazione economica e finanziaria più solida rispetto ad analoghe fasi cicliche del recente passato. La solidità dei bilanci si è riflessa positivamente negli indicatori della solvibilità del debito verso gli intermediari.

Il numero degli occupati ha continuato a crescere e il tasso di partecipazione al mercato del lavoro si è riportato sui valori del 2019. Il tasso di disoccupazione è sceso su livelli storicamente bassi. Le retribuzioni sono aumentate in modo contenuto rispetto all’incremento dei prezzi, sebbene le imprese abbiano segnalato l’intensificarsi delle difficoltà di reperimento di nuovo personale.

Il reddito delle famiglie è diminuito in termini reali, a causa dell’incremento dei prezzi; secondo nostre stime, il 7,5 per cento delle famiglie lombarde si trovava sotto la soglia di povertà, una quota di poco inferiore alla media nazionale. I consumi, pur se in rallentamento, hanno continuato a crescere e la spesa è stata finanziata attingendo alla liquidità accumulata durante la pandemia e, in parte, facendo ricorso al credito al consumo. La posizione finanziaria delle famiglie è rimasta complessivamente solida anche se sono emersi segnali di accresciute difficoltà nel rispetto delle scadenze delle rate dei mutui.

Gli investimenti degli enti territoriali sono aumentati, sostenuti dalla progressiva attuazione degli interventi finanziati dal PNRR. Alla fine del 2023 erano stati assegnati a soggetti attuatori pubblici oltre 13 miliardi di euro per interventi da realizzare in Lombardia; l’importo stimato delle gare bandite era di circa 6 miliardi di euro, tre quarti dei quali già aggiudicati. Una quota consistente (4,8 miliardi di euro) delle risorse messe a bando riguarda la realizzazione di opere pubbliche, una parte delle quali è già in fase di esecuzione: i cantieri collegati al PNRR avviati in regione tra novembre 2021 e febbraio 2024 erano oltre duemila, per un importo complessivo di circa 2,5 miliardi di euro. Nello stesso periodo i cantieri conclusi erano, in valore, pari all’8 per cento di quelli avviati, più che nella media italiana.

Le prospettive

Nei primi mesi del 2024 l’andamento congiunturale è rimasto debole e le previsioni per l’anno in corso sono di un ulteriore rallentamento nella dinamica del prodotto regionale (Prometeia), che rappresenta circa il 23 per cento di quello nazionale. Per l’economia italiana lo scenario centrale delle previsioni della Banca d’Italia, pubblicate lo scorso aprile, prevede una crescita dello 0,6 per cento nel 2024 e dell’1,0 nel 2025. Nel medio termine il sentiero di sviluppo della regione sarà tracciato dalla capacità di dare continuità e accelerare i cambiamenti strutturali intrapresi nell’ultimo decennio e di affrontare i problemi delle tre grandi transizioni: climatica, tecnologica e demografica.

Quasi i due terzi delle imprese industriali lombarde hanno realizzato o prevedono di effettuare investimenti per l’efficientamento energetico e per l’utilizzo di fonti rinnovabili. La capacità produttiva da fonti rinnovabili e il loro impiego da parte di famiglie e imprese sono cresciuti negli ultimi quindici anni e la Lombardia è la prima regione italiana per produzione di elettricità da fonte idrica e fotovoltaica. Entro il 2030, per contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale integrato energia e clima, la capacità di generazione elettrica da fonti rinnovabili della regione dovrebbe quasi raddoppiare.

Le imprese continuano a investire nelle nuove tecnologie avanzate, specialmente nelle forme che favoriscono le interconnessioni dei processi e l’accesso da remoto alle informazioni tramite il cloud computing. La struttura produttiva incentrata sulla manifattura anche ad alta tecnologia e la forte proiezione internazionale della regione rendono la capacità di innovare e migliorare la qualità dei prodotti un fattore cruciale per mantenere la competitività. Rispetto alle aree più avanzate in Europa, la Lombardia si connota però per minori investimenti in ricerca e sviluppo e per il minore utilizzo di lavoro altamente qualificato, anche nei settori tecnologicamente più avanzati. Queste caratteristiche si accompagnano a una minore propensione a introdurre innovazioni tutelate da brevetto e a un più basso tasso di ingresso sul mercato di nuove iniziative imprenditoriali.

Oltre la metà delle innovazioni brevettate è riconducibile a gruppi multinazionali, a cui fanno capo solo il 4,2 per cento degli stabilimenti produttivi in regione, ma che concorrono in misura significativa all’economia lombarda: occupano oltre un quarto degli addetti, generano quasi la metà del valore aggiunto e contribuiscono per il 60 per cento alle esportazioni.

Il progressivo invecchiamento della popolazione avrà effetti molto rilevanti sull’economia. Ci saranno ricadute negative sui livelli di partecipazione al mercato del lavoro. Negli ultimi anni l’apporto dei lavoratori stranieri è risultato determinante per la crescita delle forze di lavoro e continuerà a esserlo anche in futuro. Un contributo all’occupazione potrà derivare dall’aumento della partecipazione delle donne e dei giovani che non lavorano e non studiano. L’evoluzione demografica avrà ricadute anche nell’offerta di servizi finanziari, che dovrà adeguarsi alle esigenze di persone più anziane, con livelli di ricchezza mediamente superiori alla media investita spesso in attività a basso grado di liquidità. Aumenterà considerevolmente la domanda di servizi di cura e assistenza alla persona.

I fondi del PNRR che finanziano gli investimenti nella Sanità sono destinati prevalentemente al rafforzamento dell’assistenza territoriale. Una volta implementate, le misure previste richiederanno un fabbisogno di personale sanitario aggiuntivo a quello determinato dal pensionamento di un numero molto elevato degli attuali addetti al settore: alla fine del 2022, infatti, l’11 per cento del personale dipendente del Sistema Sanitario Regionale aveva almeno 60 anni.

 

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