‘Progettazione e realizzazione di un visore con funzioni integrate: bolla, metro, angolo, triangolazione, auricolare, visione notturna, visione termica, zoom, visualizzazione modelli 3D, walkie talkie…) di supporto al lavoro che deve svolgere un operaio in edilizia o attività affini’. In parole povere uno strumento concreto dedicato alla maggiore sicurezza sul lavoro. E ben sappiamo quanto triste sia il bilancio degli infortuni, con una media di tre vittime al giorno in Italia.
E ancora: ‘Progettazione e realizzazione di una nave-aereo con velocità di crociera di almeno 600 chilometri orari (esempio: tempi di percorrenza Cina-Europa di 2-3 giorni anziché i 40 giorni di una nave) e capacità di carico pari ad almeno cinque volte quella di un aereo cargo’. Con le crisi geopolitiche drammaticamente in corso, quello del movimento delle merci è uno dei temi più caldi.
Infine, ‘Progettazione e realizzazione di un sistema di raccolta, depurazione e recupero a fini di irrigazione dell’acqua piovana dotato di sensori e software di ottimizzazione automatizzata dei flussi di acqua. Ancora tutti ricordiamo la drammaticità della scorsa estate, alle prese con una crisi idrica senza precedenti. Sono i tre progetti elaborati da studenti di quarta e quinta superiore vincitori del Concorso Intraprendere, ‘targato’ Libera Associazione Artigiani di Crema, Associazione Industriali e Camera di Commercio, che ieri mattina ha celebrato il suo trentesimo anno di vita ed è da sempre una ‘vetrina’ delle intelligenze, della creatività e anche dei sogni dei più giovani. Ieri mattina al teatro San Domenico di Crema la premiazione.
Dopo aver letto i titoli di quei progetti, tanto ancorati a quanto succede in Italia e nel mondo, viene da chiedersi: ma chi l’ha detto che i giovani sono disinteressati, superficiali, poco sensibili, violenti e autoreferenziali? La cosiddetta generazione Z, cioè gli under 25, è vittima di una vulgata pessimista che la vuole distaccata dal mondo reale e senza valori di riferimento. Certo, la società nella quale crescono è società complessa e richiede una capacità di elaborazione individuale assai più raffinata di quella che (purtroppo) spesso hanno oggi gli adulti. In realtà, la Generazione Zeta è ben altro dai luoghi comuni con cui viene rappresentata.
Lo sa bene chi, pur non essendo operatore scolastico, entra nelle classi per portare un contributo di esperienza umana e professionale: i confronti che ne nascono non sono mai banali, la curiosità degli studenti è stupefacente, così come la loro voglia di capire cosa accade fuori dalla comfort zone della scuola e della famiglia. La conferma di quell’atteggiamento viene da una ricerca dell’Ipsos, multinazionale specializzata in sondaggi di mercato e politici: «La generazione Zeta appare come una realtà differente dalle quelle precedenti. Cresciuta con la tecnologia, la usa per connettersi agli altri in modi nuovi. Sono giovani globali, aperti, appassionati, tendenzialmente inclusivi. Cercano legami e alleanze tra loro, aspirano a sostenere gli altri, per dare valore alle persone e non con il solo fine di mostrarsi. Egocentrici e frangibili, sono allo stesso tempo caparbi e, a loro modo, utopisti. Vorrebbero fare la cosa giusta e, a differenza di altre generazioni, non sono ancora stanchi di provarci».
A Crema quest’anno ci hanno provato 1.782 studenti, 189 dei quali hanno lavorato sui 93 progetti presentati. Quello di Crema non è un caso isolato. A invitare i ragazzi a mettersi in gioco sono molte iniziative. Come Talent scout, voluta del Gruppo Giovani Industriali Cremonesi e dedicata al rapporto tra scuola e aziende. Giunta alla ventesima edizione, quest’anno è stata focalizzata sui temi della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale. Pensiamo anche al Premio Masserini dell’istituto Ghisleri di Cremona, giunto alla terza edizione e nell’ultima dedicato a ‘Innovazione e nuova imprenditorialità: le competenze per generare start-up di valore’.
Il progetto vincente è stato ‘Mentecalda’, la coperta che grazie all’intelligenza artificiale assicura un sonno tranquillo e continuo mentre monitora i parametri vitali. Un progetto molto concreto come quelli dei coetanei cremaschi, una risposta a un’esigenza della società che invecchia nella quale il bisogno di assistenza è sempre più evidente. Un’ipotesi sulla quale si può lavorare per costruire un business ad alto valore sociale oltre che ad alto valore aggiunto. Esattamente come i tre progetti citati all’inizio. Idee che non necessariamente devono restare mere esercitazioni scolastiche.
Ma così come i giovani dimostrano di essere attrezzati per lanciare la sfida, il mondo dei grandi è pronto a raccoglierne il testimone? Qualche dubbio resta se, come è stato evidenziato alle Assise Generali dell’Economia cremonese organizzate lo scorso febbraio da Assieme, il raggruppamento delle associazioni di categoria del territorio, la provincia di Cremona è tra le ultime tre lombarde quanto a presenza di start up innovative (appena 32 con 7 Pmi innovative). Ha ragione l’assessore allo Sviluppo economico Guido Guidesi a sollecitare i ragazzi a non mollare, ma soprattutto a «essere orgogliosi di appartenere a un territorio che fa la differenza nel quadro dell’economia della regione manifatturiera più importante d’Europa, la Lombardia».
La domanda che resta però sospesa è a questo punto: saprà il territorio essere concretamente orgoglioso di loro, sostenendone sogni e aspirazioni? O dovranno, come accade oggi, guardare ad aree di maggiore attrazione (come Milano, senza andare troppo lontani) per trovare soddisfazione? Ce lo ricorda l’Istat: nel 2022 hanno lasciato il territorio per cercare gloria e lavoro in 10.462, poco più di mille dei quali oltre frontiera.
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