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13.47 – domenica 19 maggio 2024

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –

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Davanti a una sfida di dimensioni così grandi, servono cambiamenti altrettanto profondi. Obiettivo, dar vita a un nuovo modello industriale per il settore delle costruzioni. Si è chiusa mercoledì 15 maggio, a Riva del Garda, la decima edizione dell’evento dedicato all’innovazione sostenibile dell’ambiente costruito. Oltre 60 relatori, 16 conferenze, 8 workshop, 32 partner, 3 start up, 15 patrocini nazionali e 8 territoriali, 15 media partner, 5 partner scientifici, 21 aziende in esposizione, il contributo della Provincia autonoma di Trento e oltre 600 partecipanti: sono questi i numeri di REbuild 2024.

REbuild 2024 ha registrato un’ampia convergenza attorno al messaggio Values drive value, proposto per la decima edizione dell’evento organizzato da Riva del Garda Fierecongressi. Due giorni in cui non sono mancate indicazioni molto concrete volte ad aiutare le famiglie e le imprese a valorizzare e proteggere il patrimonio su cui hanno investito. Perché l’innovazione è tale solo se è all’interno di un quadro di valori condivisi e in un’ottica di sostenibilità ambientale ed economica. E, ancor più, sociale: il fattore ‘S’ della sigla ESG è stato infatti il protagonista in moltissimi interventi. I processi innovativi illustrati a REbuild devono entrare a pieno titolo nelle strategie industriali del Paese, e la politica deve giocoforza ragionare su una dimensione sistemica del cambiamento, incentivando e premiando l’innovazione sostenibile della filiera. Ad ogni livello di governo amministrativo, leggendo le dinamiche territoriali, la transizione deve continuare a essere percepita come un’opportunità di crescita e benessere condiviso.

È una operazione industriale complessa, ambiziosa ma realizzabile, e gli esempi non sono mancati. L’industrializzazione dell’edilizia è il punto di svolta, il ‘game changer’ del futuro del comparto, attorno al quale si devono organizzare e allineare la finanza, la ricerca sui materiali, la formazione scolastica e professionale, i regolamenti sugli appalti, le partnership pubblico-privato, l’innervazione della digitalizzazione nel settore, l’ibridazione dei saperi e la condivisione delle conoscenze. “Digitalizzazione e ibridazione aiutano a organizzare le nostre sfide, le nostre abitudini e il perimetro delle nostre ambizioni. – ha commentato Alessandra Albarelli, Direttrice Generale di Riva del Garda Fierecongressi – REbuild è un ‘game changer’: dà la possibilità di reinterpretare il campo di gioco, innovare le regole e guardare avanti, con determinazione e fiducia, al futuro del comparto”.
Per farne una rivoluzione ‘di sistema’, a REbuild sono stati esposti modelli replicabili, soluzioni concrete, tecnologie innovative, e sono emerse roadmap a cui ispirarsi, in cui la collaborazione e la contaminazione tra attori e competenze giocano un ruolo decisivo. “Durante la due giorni il Centro Congressi è diventato un ‘laboratorio di futuro’ – ha affermato Roberto Pellegrini, Presidente di Riva del Garda Fierecongressi – con la partecipazione di tutti gli attori del Real Estate, creando opportunità di conoscenza, condivisione, networking e aggiornamento”.
Un osservatorio privilegiato che, con la decima edizione, ha proposto una riflessione inedita sull’importanza del ‘fare sistema’ anche e soprattutto di fronte a grandi obiettivi da realizzare in tempi rapidi. “L’Italia, terza potenza manifatturiera europea, vanta una storia ricca di sperimentazione, innovazione e avanguardia nell’ambito edilizio, ma è un Paese che ora appare in uno stato di incertezza davanti alla necessità di un cambiamento del settore edilizio. – ha affermato Ezio Micelli, Presidente del Comitato Scientifico di REbuild, professore alla Università Iuav di Venezia. – Occorre ritrovare l’audacia di una progettualità che unisca il ritorno economico degli investimenti ai valori fondanti della nostra contemporaneità come la decarbonizzazione, la sostenibilità e la circolarità”.

 

Una nuova frontiera
REbuild, insieme a Walter Cugno – Vice-President, Exploration & Science di Thales Alenia Space Italia – ha sviluppato una riflessione sull’abitare e vivere nello spazio, un ambiente ostile in cui è indispensabile valorizzare al massimo le risorse disponibili, minimizzare gli sprechi, implementare la circolarità dei materiali e massimizzare il coordinamento degli sforzi in ricerca e sviluppo. “La Stazione Spaziale Internazionale è oggi la casa nello spazio di donne e uomini che la abitano costantemente da oltre 20 anni. – ha affermato Walter Cugno – Oggi la sfida è accompagnare l’umanità ad abitare, in modo sostenibile e duraturo, prima l’orbita e poi la superficie lunare, puntando un domani a stabilire una presenza su Marte”. Guardare alle infrastrutture spaziali e ai moduli abitativi lunari oggi significa rileggere il concetto di costruzione dalle fondamenta, pensare e progettare gli spazi in modo differente, percorrere strade e soluzioni inesplorate privilegiando pratiche e sistemi che riducano drasticamente l’impatto sull’ambiente e lavorino sulle fonti energetiche. Significa anche leggere con chiarezza la riorganizzazione di ecosistemi produttivi e manifatturieri in un’ottica di contaminazione, integrazione e industrializzazione delle filiere per la migliore spazializzazione di prodotti e servizi.

La casa del futuro potrà fare proprie alcune tecnologie in corso di sviluppo per i moduli lunari e le stazioni spaziali, potrà fare tesoro dell’efficienza dei sistemi di accumulo e produzione di energia, di stoccaggio, riciclo e purificazione di aria e acqua, impiegherà materiali innovativi (ignifughi, resistenti, elastici, protettivi, insonorizzanti…), utilizzerà tecnologie parlanti, sistemi di controllo da remoto, connessioni di ultima generazione, nuove applicazioni per la sicurezza. Sperimentando nuove frontiere di comfort e qualità dei luoghi, grazie a nuovi modi di progettare, costruire, riqualificare e gestire gli immobili, e a nuovi modi di viverli, lavorarvi, frequentarli e transitarvi. Quello che accade nella filiera aerospaziale è esempio di convergenza su traguardi ben delineati da parte di ecosistemi industriali e ambiti di ricerca e sviluppo. “Per celebrare i dieci anni di REbuild abbiamo voluto alzare l’asticella e volgere lo sguardo verso chi progetta e realizza infrastrutture spaziali – ha affermato Laura Risatti, Project Leader di REbuild – e cer comprenderne meccanismi, processi e obiettivi che potrebbero avere un ritorno sul sistema delle costruzioni terrestri nei prossimi anni”.

 

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